News Non Profit

ASSOCIAZIONI E OBBLIGO LAVORATORI DIPENDENTI


24 ottobre 2009

Negli ultimi tempi, anche a seguito dell'emanazione del modello EAS, è stato sostenuto da alcuni operatori del settore sportivo che -POTREBBE NON RISULTARE COERENTE UN'ASSOCIAZIONE CHE ABBIA VOLUME DI ENTRATE E UN NUMERO RILEVANTE DI ASSOCIATI MA NON ABBIA DIPENDENTI; TALE SITUAZIONE POTREBBE ESSERE INDICE DI UN NON CORRETTO INQUADRAMENTO DEGLI ISTRUTTORI-.
Si tratta di un'opinione che riteniamo, almeno così come formulata, NON CONDIVISIBILE. È infatti del tutto normale, come la pratica dimostra, che un'associazione sportiva dilettantistica di grandi dimensioni utilizzi collaboratori non inquadrabili come dipendenti: potranno essere presenti, come spesso accade, lavoratori autonomi (in possesso di partita IVA), collaboratori occasionali e collaboratori compensati secondo quanto previsto dalla legge 133-1999 (e successiva modifiche).
Prima considerazione da fare e' quella secondo cui la legge non prevede in alcun modo un limite al numero di collaboratori utilizzabili; la legge 133-1999 (e successive modifiche) pone soltanto dei limiti al trattamento di favore a fini fiscali.
Discorso completamente diverso è naturalmente quello relativo al fatto che esistono, in maniera inevitabile, situazioni caratterizzate da un utilizzo meramente strumentale della normativa di favore prevista per gli enti sportivi dilettantistici; in questi casi la valutazione è ovviamente del tutto diversa, ma si tratta di situazioni PATOLOGICHE che devono essere esaminate sulla base di presupposti diversi.
È necessario chiarire che la condizione di lavoratore dipendente non dipende dalle dimensioni dell'ente o dal numero di soggetti che prestano la propria opera: dipende invece dal modo con cui si atteggia il rapporto fra il soggetto e l'ente. Ci parrebbe IMPORTANTE che i consulenti ATTENTI e preparati, per primi, assumessero su questo punto un atteggiamento coerente.

Cookie-Script logo
Cookie settings
Top